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Mese: Ottobre 2010

Habemus Monitoring!

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Spinto dal fatto che al lavoro si sta insistendo molto sull’uso di sistemi di monitoraggio proattivi per tenere sotto controllo lo stato dei server e degli apparati dei clienti, mi sono deciso a fare la stessa cosa per il LoneStar Network, e quindi ho installato Zenoss – una soluzione open source per il monitoraggio delle componenti informatiche.

Zenoss è prodotto da un’azienda che lo distribuisce a livello commerciale, ma la versione Core è distribuita liberamente e gratuitamente, e contiene tutto il necessario per ottenere bei risultati.

Gli ho dedicato una macchina virtuale Slackware64, e dopo una giornata di lavoro il sistema è venuto su già a un ottimo punto. Tramite SNMP, WMI per i sistemi Windows e SSH per alcune installazioni particolarmente antiche, tengo ora sotto controllo i server e gli apparati di rete a casa, una macchina VPS a noleggio negli Stati Uniti, e i server di RedBaron. Il tutto con tanto di email e sms in caso di guasti gravi, tenendo conto di ritardi per dare il tempo ai problemi di risolversi eventualmente da soli, di finestre di manutenzione programmata, e di tentativi di intervento automatico per il ripristino di servizi che dovessero stopparsi improvvisamente.

Un ottimo risultato!

Obscured by clouds

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La storia dell’informatica è piena di cose che avrebbero dovuto essere e poi non sono state. Nei primi anni ’80 era praticamente ovvio per tutti che UNIX sarebbe stato il dominatore del mondo dell’informatica non enterprise. E quando tutto era lì lì per accadere, spuntano le unix wars da una parte e Windows dall’altra. E Unix diventa un oscuro sistema di nicchia per i fissati della linea di comando.

Fra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90, noi informatici/telematici di primo pelo, che ci trastullavamo tra modem analogici, connessioni tra i 2400 e i 57600 baud, BBS, Itapac 1421, Videotel, connessioni a internet tramite modem verso Video On Line, e altre amenità del genere eravamo in trepidante attesa dell’arrivo di internet a domicilio. La mitica ADSL, che avrebbe consentito a tutti noi di diventare provider di noi stessi, e così trasportare su internet la precedente esperienza delle BBS. Gestire il nostro sito, fornire i nostri servizi amatoriali di messaggistica, scambio file, chat e così via dicendo per la nostra cerchia di fedeli utenti seguaci, che ci portavamo dietro dal mondo Fidonet-like con la logica del nodo BBS centrale e dei point utente affiliati.

Ci immaginavamo “Sysop” della nostra BBS trasportata dal modem analogico all’ADSL, dotati del nostro dominio, del nostro indirizzo ip pubblico ufficiale, e ritenevamo naturale pensare che avremmo fornito i nostri servizi amatoriali gratuiti in maniera più veloce e agevolata dalle tecnologie internet (http, ftp, ecc.) che non dovevano far fronte ai compromessi imposti dalle connessioni modem che non erano always-on, dal costo proibitivo delle bollette telefoniche della SIP, ecc.

Poi nel momento in cui tutto questo è diventato possibile, l’ADSL ha raggiunto davvero tutti gli angoli, i costi di connessione sono diventati bassi, gli indirizzi ip pubblici si potevano ottenere con facilità, tutto quello che volevamo realizzare era già diventato una folle fissazione da geek retrogradi. Gestire il mio server sul mio pc a casa? Ma sei folle?? Non ho tempo, non ho voglia, non posso tenere il pc sempre acceso, e se poi l’adsl va giù, e se manca la corrente, e – soprattutto – chi me lo fa fare quando c‘e’ Gmail che è gratis e funziona così bene!

Siamo passati di colpo e senza nessun pentimento dall’essere assoluti gestori di noi stessi e padroni dei nostri dati all’essere utenti passivi di servizi gestiti da grosse multinazionali, che ce li concedono gratuitamente, ma in cambio del diritto di proprietà sui “nostri” stessi contenuti, del diritto di cessare o rendere a pagamento il servizio in qualsiasi momento, e di altre belle cosette.

Avevamo anche un’altra convizione una volta: che prima o poi il desktop computing avrebbe raggiunto livelli di diffusione e di funzionalità tali per cui tutti avremmo avuto la possibilità di trarre il massimo dai nostri pc senza dover impazzire per i bug, i costi e le licenze assurde di Windows e dei suoi software collegati. Immaginavamo che questo sarebbe avvenuto grazie alla mitica affermazione di Linux come sistema desktop personale (“World domination, fast.“). E poi quando tutto sembrava a un passo dall’accadere, arriva Apple. Fa un os basato su Unix, ma non lo Unix libertario e idealista della licenza GPL, bensì lo Unix del compromesso col mondo commerciale, delle licenze compatibili con i Non Disclosure Agreement, con i sorgenti chiusi, con le modifiche non ridistribuibili. Insomma, lo Unix BSD, ulteriormente infarcito da licenze proprietarie Apple. Ci mette sopra un’interfaccia gradevole, un pacchetto di servizi a tutto tondo per cui l’utente non deve pensare a nulla se non ad abbonarsi e pagare qualche euro per ogni cosa, un set di apparati collegati e intonati all’estetica (iPhone, iPod, iPad, iEverything…) e senza neanche sforzarsi troppo si piazza come diretto avversario del mondo Windows relegando il desktop Linux al ruolo di comparsa.

Ma questo non è nulla! Il Cloud Computing. E’ l’era del cloud computing. Tutto ciò che fino a ieri era normale diventa di colpo obsoleto. Tenere le tue foto sull’hard disk del tuo pc? Ma c’e’ Picasa! C’e’ Flickr! C’e’ ImageShock! E se poi vuoi farle vedere ai tuoi amici come fai? Gliele mandi in allegato via email?? Dinosauro! Le devi mettere su Flickr e pubblicarle su Facebook così i tuoi amici le vedono semplicemente. Tieni la musica sulla tua penna usb e la sposti dal pc al notebook allo stereo della macchina e al pc dell’ufficio? Nooo devi mettere tutto su Dropbox e installare il client per usarlo sui vari computer, o anzi meglio ancora! Ascolta la musica direttamente da iTunes, da Lastfm, da Grooveshark, senza scaricartela e copiarla.. non vale la pena di sbattersi tanto, quando tutto è in linea su internet!

Tutto con buona pace del fatto che però Picasa, Facebook o Flickr nelle loro condizioni di servizio scrivono che l’accesso è gratuito ma loro si riservano qualche diritto sulle cose che tu pubblichi sui loro server, come ad esempio farne un po’ quello che vogliono senza doverti chiedere il permesso 🙂 Oppure che Dropbox, Grooveshark o altri possono in qualsiasi momento chiudere, oppure diventare totalmente a pagamento e non consentirti più alcun accesso ai “tuoi” dati se non vuoi abbonarti. Eh, ma tanto non erano più tuoi quei dati, non hai letto la clausoletta? 🙂

Va da sè quindi che si profetizza l’irrilevanza del desktop da qui a breve, la morte degli applicativi desktop tradizionali, e già si taccia di arretratezza chi rimane legato all’idea del proprio client locale che scarica la posta, del proprio hard disk con le cartelle piene di file, del proprio software di editing non-web, ecc.

Beh non voglio tirarla troppo per le lunghe, e non voglio nemmeno negare la comodità e il valore aggiunto che molti di questi nuovi servizi portano con se, tuttavia anche se condivido le gioie di mettere online le mie foto o altri miei dati affinchè siano visibili da altri, non arriverò mai a considerarli sostitutivi della tradizionale archiviazione locale su dischi o su cd e dvd. Continuo a usare una penna usb per spostarmi i dati da un pc a un altro, oppure – orrore! – il normale trasferimento dati via lan, oppure – orrore doppio! – mando una email a me stesso allegando il file da trasferire.

Il cloud concettualmente è interessante e funzionale, ma come ogni altra cosa dovrebbe essere totalmente nelle mani dell’utente. L’utente dovrebbe essere il gestore e soprattutto il proprietario dei contenuti e dovrebbe poter determinare tutti gli aspetti collegati. L’unico sistema cloud che mi immagino di poter usare con convinzione è un sistema gestito e configurato da me stesso, allocato su server di mia proprietà o comunque sotto la mia totale gestione, al quale accedo solo io e chi io voglio autorizzare ad accedere, e che rende disponibili le mie informazioni solo e soltanto nei modi e ai destinatari che io decido.

KDE 4.5 + Google Chrome

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A completamento dell’articolo precedente, ecco qui qualche indicazione su come integrare anche Google Chrome nel look generale di Oxygen in KDE4.

In questo caso ci vogliono veramente pochi passi. Basta installare il tema oxygenlike-cold per Chrome e poi impostare il browser per utilizzare la barra del titolo di sistema al posto della propria.
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Poi configurare il tema Oxygen per impostare il gradiente piatto nella barra del titolo, dato che il tema ha un colore privo di gradiente.
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Ed alla fine ecco qua il nostro Google Chrome (oppure Chromium) integrato esteticamente in KDE4!

[lg_image folder=”chrome-kde/” image=”chromekde.png”]

PS: Il mio browser preferito è e rimane Mozilla Firefox!

CC BY-NC-SA 4.0 .