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L’ora di Firefox 4

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Con l’uscita della beta 8 di Firefox 4 mi sono deciso a tentare il passaggio definitivo, cioè impiegare la nuova release come mio browser di default al posto di Firefox 3.6.

Fino ad adesso mi ero limitato a testare la versione 4 brevemente, ma nulla più. Questo non tanto perchè non fosse stabile o affidabile, ma perchè mancavano le estensioni che io giudico essenziali, per lo meno per come utilizzo io il browser. Ormai considero Greasemonkey del tutto irrinunciabile; i suoi script per personalizzare Facebook e miriadi di altri siti sono il massimo della vita, e adesso che ci sono delle nightly build di GM compatibili con Firefox 4 si può incominciare a parlare di migrazione. Stessa cosa dicasi per Stylish, che con le sue estensioni javascript a xul mi permette di impostare le toolbar del browser con la scomparsa automatica quando non sono utilizzate.

Infatti un merito che riconosco a Chrome è quello di averci fatto scoprire quanto bello sia navigare con una finestra ampia e sgombra, circondata da una cornice minima ed essenziale, al contrario di quanto era diventato comune prima della sua comparsa, ossia browser infarciti di toolbar che occupavano quasi tre quarti della finestra di navigazione. Il problema però è che poi quelle toolbar servono e sono comode, quindi anzichè eliminarle come fa Chrome io preferisco nasconderle e farle riapparire solo quando ci passa sopra il mouse, cosa che si realizza egregiamente appunto con Stylish.

Il cambio di GUI di Firefox 4 è in fondo relativo. Le “tab on top” sono la cosa più pubblicizzata ma in realtà trovo che non cambino molto. L’idea viene da Chrome e su Chrome rappresenta un cambiamento notevole, ma perchè accompagnato dall’assoluto minimalismo di cui sopra. Su Firefox si nota che spostando le tab sopra o sotto alla barra di navigazione cambia ben poco perchè l’occupazione di spazio è sempre la stessa.

Simpatica l’idea delle PinTab, le tab più piccole da tenere sempre aperte a mo’ di applicazione. Nulla che non fosse già realizzabile su FF3 con una estensione apposita, sia ben chiaro.

Trovo invece più di impatto la nuova filosofia della menu bar nascosta, non perchè sia nuova, infatti già si poteva fare sulle ultime versioni di FF3, ma perchè quando si nasconde la menubar adesso compare un pulsantone cumulativo – che ricorda un po’  quello di Office 2007/2010 – all’interno del quale sono raggruppate tutte le voci che normalmente stanno nella barra menu, il che presumo serva a eliminare la necessità di far poi ricomparire la barra quando serve accedere alle opzioni, come si fa in FF3 premendo un tasto o andando col mouse in zona menu.

L’impatto è dato dal fatto che ci si ritrova questo pulsantone e lo si vorrebbe spostare un po’ in giro per levarselo dai piedi, ma non ci si riesce a meno che non si installi qualche estensione che lo rende spostabile, ma di converso lo rende anche più evidente trasformandolo da grigio in arancione. Oh beh, si tratta ancora di una beta, magari nella versione finale sarà diverso.

Il tema di integrazione con KDE4 Oxygen è un vero gioiellino, pieno di opzioni e con la possibilità di avere finalmente anche i menu contestuali con gli angoli arrotondati, appunto in stile oxygen, invece di quelli squadrati tipici di FF3 e GTK.

Per il resto, il browser si conferma più leggero e veloce di FF3 e questo non può che essere positivo. Tutto sommato mi ci sto trovando bene e penso quindi che manterrò l’utilizzo della beta fino poi all’uscita definitiva di Firefox 4.

Ah, ovviamente tutte le considerazioni che ho fatto sono relative a Firefox su Linux e KDE! 🙂

there are things worse in life

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I was wasting my time
Trying to fall in love
Disappointment came to me and
Booted me and bruised and hurt me

But that’s how people grow up
That’s how people grow up

I was wasting my time
Looking for love
Someone must look at me and
See their sunlit dream
I was wasting my time
Praying for love
For a love that never comes
From someone who does not exist

And that’s how people grow up
That’s how people grow up

Let me live
Before I die
Not me
Not I

I was wasting my life
Always thinking about myself
Someone on their deathbed said
There are other sorrows too

I was driving my car
I crashed and broke my spine
So yes there are things worse in life than
Never being someone’s sweetie

That’s how people grow up
That’s how people grow up

That’s how people grow up
That’s how people grow up

As for me I’m okay
For now anyway

Poco da aggiungere…

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La mia nuvola

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Fedele alle mie parole riguardo al cloud computing, ho deciso di provare a mettere su la mia installazione di ownCloud.

ownCloud è un progetto realizzato dal team di KDE che ha per obiettivo quello di realizzare una piattaforma personale per la memorizzazione condivisa di file e informazioni.

Detto in parole povere e facendo riferimento a termini ormai largamente conosciuti in tutto il Web 2.0, si tratta di un Dropbox personale, installato e gestito su un sistema di nostra proprietà, che utilizza i nostri indirizzi ip e il nostro spazio disco.

Nella pratica non è altro che un servizio WebDAV vestito a festa, con un portalino in PHP per la configurazione e la gestione. Il WebDAV non è una novità, esiste da parecchi anni, ma ora sta vivendo una nuova popolarità grazie ai vari servizi di spazio disco cloudizzato che lo usano come base.

I requisiti sono davvero minimi: ci vuole una distribuzione Linux con Apache, PHP, mySQL oppure SQLite come backend, e un po’ di spazio libero su disco. Nel mio caso ho usato la stessa macchina virtuale dove gira il servizio di monitoring, e le ho assegnato uno disco virtuale aggiuntivo all’interno del datastore di vSphere.

In verità manca ancora qualcosa affinche ownCloud abbia le stesse funzioni di Dropbox, ossia un client di sincronizzazione da installare in locale, che permetta di tenere una cartella locale in sincronia con la copia sul server e poterla poi ricopiare su diverse macchine. Il client è in lavorazione ma non è ancora utilizzabile.

Allo stato attuale si può usare ownCloud tramite webDAV da ogni dispositivo che lo supporta, ed è possibile “montare” lo spazio web in KDE con Dolphin, aggiungendo una nuova cartella di rete.

Per gli avventurosi utenti del LoneStar Network che volessero provarlo, contattatemi via mail per avere un account. Non appena saranno disponibili client di facile utilizzo per Linux/Mac/Windows pubblicherò le adeguate istruzioni, e il servizio entrerà a far parte degli strumenti a disposizione del LoneStar Network.

oxygen-gtk

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Il team di sviluppo ufficiale di Oxygen, il tema desktop principale di KDE4, ha iniziato a sviluppare un porting ufficiale per GTK, in modo da poter uniformare l’aspetto degli applicativi basati su GTK con quello dei programmi basati su QT contenuti all’interno di KDE. Hanno chiamato il progetto oxygen-gtk.

Si tratta in pratica della stessa cosa realizzata dal tema Oxygen Molecule, di cui vi ho già parlato, ma stavolta proveniente in maniera ufficiale da KDE. Ho voluto quindi provarlo per capire se ci fossero differenze o migliorie particolari.

Il tema è ancora in fase di sviluppo, e quindi non esiste un pacchetto sorgente ufficiale da scaricare, ma bisogna prelevarlo dal repository degli sviluppatori tramite git. Un’operazione comunque semplicissima:

cd /usr/src
mkdir oxygen-gtk
cd oxygen-gtk
git clone git://gitorious.org/oxygen-gtk/oxygen-gtk.git

A questo punto ci troviamo con la nostra copia dei sorgenti del tema all’interno della cartella oxygen-gtk e possiamo compattarla per farne la base di uno SlackBuild di compilazione.

cd /usr/src/oxygen-gtk
tar cvzf oxygen-gtk-git.tar.gz oxygen-gtk

Lo SlackBuild che ho creato, disponibile qui, compila questi sorgenti e crea un pacchetto che è possibile installare con installpkg. Se qualcuno decide di usarlo, faccia attenzione che il nome del tar contenente i sorgenti del tema deve essere quello sopra indicato, dato che lo script lo cerca con quel nome.

Dopo le normali fasi di compilazione

sh oxygen-gtk.SlackBuild

troveremo il pacchetto oxygen-gtk-git-[arch]-1lsit.txz da installare. Chiaramente l’arch varia a seconda che lo compiliate su sistema a 32bit o a 64bit.

Dopo averlo installato, possiamo selezionare per le nostre applicazioni GTK il nuovo tema oxygen-gtk che troveremo disponibile nel sistema. I metodi per fare questo possono essere diversi, come ad esempio editare manualmente il file .gtkrc-2.0 nella propria home directory, oppure utilizzare il pannello Stili e caratterti GTK nelle impostazioni di KDE qualora abbiate installato gtk-qt-engine.

Il risultato estetico, a mio modesto giudizio, è praticamente identico a quello di Oxygen Molecule, con una sola differenza: Molecule si preoccupa di simulare in qualche modo l’effetto gradiente sfumato che ha il tema Oxygen originale di KDE – utilizzando una bitmap in stretching sulla barra del titolo -, mentre oxygen-gtk risolve il problema annullando del tutto l’effetto gradiente per le applicazioni GTK. Questo fa si che le applicazioni siano integrate ma non abbiano esattamente lo stesso aspetto di un tipico programma KDE.

Io ho deciso di continuare a usare Molecule, almeno per adesso.

CC BY-NC-SA 4.0 .