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Un nuovo laptop

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Alcuni giorni fa, dopo lunghe meditazioni, attese e riflessioni, ho ordinato e ricevuto un nuovo laptop per sostituire il Dell XPS 13 9350 che ho utilizzato sin dal 2016.

Si tratta di un Lenovo Thinkbook 14 Gen 7 IML, processore Intel Core Ultra 7 155H, 32GB di RAM, disco nvme da 1TB.

Il laptop per me rappresenta un secondo computer, in quanto per la maggior parte del tempo uso la postazione desktop fissa che ho a casa. Nei fine settimana e durante le ferie o altre occasioni in cui mi allontano dalla workstation uso invece il laptop, che nella mia casa al mare si trasforma in una postazione fissa con monitor esterno, tastiera e mouse usb.

Anche sul laptop ovviamente ho una istanza di Slackware Linux, e la trasferisco da un portatile all’altro senza installare ex novo. In questo caso ho preparato una penna usb con una iso di LiveSlak usando Rufus. Ho avviato il notebook da usb con l’opzione di Secure Boot disattivata e ho proceduto a partizionare il disco.

Ho poi connesso il nuovo laptop al vecchio tramite cavo di rete e proceduto a effettuare un rsync delle partizioni del vecchio laptop su quelle del nuovo.

La parte più divertente è quella della sistemazione del boot UEFI. Una volta copiata la distribuzione ed effettuato un chroot, ho proceduto per prima cosa ad effettuare l’enrollment delle chiavi di firma preesistenti per il secure boot. Uno strumento molto semplice e versatile da usare per questo e per la gestione del secure boot in generale è sbctl. Dopo questa fase, ho aggiunto il mio bootloader al menu di boot utilizzando efibootmgr impostandolo come boot primario. E’ stato sufficiente riavviare, riattivare il secure boot nel bios, e tutto è andato su come da attese.

Le periferiche e le nuove funzionalità sono state tutte supportate dalla Slackware senza alcuna difficoltà e le prestazioni sono notevolmente incrementate rispetto al precedente laptop vecchio di più di 8 anni.

Un risultato soddisfacente in poco tempo!

Addio 32bit

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Il mio mail server è stato installato nel 2007 ed è sempre stato un sistema a 32 bit. Originariamente era una macchina fisica, un assemblato Pentium-based. Nel 2010 lo virtualizzai con una operazione di p2v (physical to virtual) eseguita tramite rsync.

Da allora ha sempre girato dentro una virtual machine a 32 bit in VMWare. Nessun particolare problema in quanto Slackware Linux continua ancora adesso a supportare attivamente la distributione a 32 bit tenendola del tutto in sincrono con la versione a 64 bit.

Recentemente però mi sono posto il problema di decidere se avesse senso continuare a tenere questo unico server a 32 bit mentre tutti i miei altri sono a 64 bit. Soprattutto perché, per motivi specifici, ho iniziato a compilare in autonomia il kernel per tutte le mie virtual machine, il che mi ha costretto a predisporre una vm di compilazione per i 64 bit e una per i 32 bit, e dunque a ripetere la compilazione del kernel due volte.

Inoltre il fatto che Slackware Linux continui a supportare la distribuzione a 32 bit non significa che continuerà a farlo per sempre. Praticamente tutte le maggiori distribuzioni negli ultimi anni hanno preso la decisione di offrire solo una versione a 64 bit dotata della compatibilità sufficiente per eseguire anche binari a 32 bit. E’ possibile che prima o poi anche Slackware Linux prenda questo tipo di decisione.

Dunque mi sono convinto a passare il server a 64 bit. Non volevo però effettuare una installazione pulita per poi migrare i servizi. Ci sono 17 anni di configurazioni e customizzazioni in questo server e dover rifare tutto da capo è uno dei motivi per cui non ho mai pensato di convertirlo finora. Inoltre mi piace l’idea di mantenere l’anzianità di installazione di un server, un po’ come quando si cerca di preservare l’uptime per più giorni, mesi, anni possibile.

Ho pensato quindi di utilizzare un metodo di conversione non ufficialmente supportato ma che a rigor di logica aveva tutte le chances di funzionare, ovvero prendere l’ultimo dvd di installazione di Slackware Linux a 64 bit corrispondente al livello di update del mio server a 32 bit, fare il boot della virtual machine con questo dvd e montare la partizione dell’OS installato, per poi sostituire tutti i pacchetti installati con gli equivalenti pacchetti a 64 bit. Alla fine poi reimpostare il kernel per il boot e partire.

Ho testato questa operazione su un clone della vm ed ha funzionato senza problemi. Quindi dopo qualche tempo ho agito sulla macchina effettiva con esito positivo.

Dopo il boot e l’avvio del sistema, adesso divenuto a 64 bit, ho proceduto a ricompilare e reinstallare i binari provenienti da pacchetti non facenti parte del dvd ufficiale.

Il tutto ha richiesto circa 4-5 ore in totale ma ne è valsa la pena. Adesso il mail server è a tutti gli effetti un sistema a 64 bit originariamente installato nel 2007 ma a tutti gli effetti aggiornabile e manutenibile come tutti gli altri sistemi a 64 bit in mio possesso.

 

Rimozione del Facebook Login

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Da oggi è stata rimossa l’opzione per utilizzare il login Facebook per autenticarsi su questo blog.

Da quanto ho appreso, nel corso del 2023 Facebook ha cambiato i propri termini di servizio rendendo necessaria la verifica Business degli account developer per poter accedere ai dati necessari all’uso della funzione Login. Inizialmente era comunque possibile verificarsi come Business anche semplicemente fornendo la propria carta di identità.

Dopo qualche mese hanno cambiato nuovamente i propri termini ed è diventato necessario fornire la prova di una vera e propria attività aziendale (iscrizione alla camera di commercio, ecc.).

Di conseguenza non è più possibile utilizzare il Facebook Login per scopi puramente amatoriali da parte di utenti individuali. Mi dispiace, ma non è colpa mia.

Per adesso rimangono attivi i login tramite Google e Twitter.

Addio a Niklaus Wirth

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Niklaus WirthIl 1 gennaio 2024 ci ha lasciato Niklaus Wirth, l’inventore dei linguaggi di programmazione Pascal, Modula2 ed altri meno diffusi.

E’ uno dei nomi che hanno segnato il progresso informatico mondiale negli anni 80-90. Il suo famosissimo libro “Algoritmi + Strutture di dati = Programmi” è stato testo di studio in molti corsi universitari in tutto il mondo, e ha istituito i fondamenti della programmazione strutturata.

Il Pascal, nella versione Turbo Pascal di Borland su PC Ms-Dos, è stato l’unico linguaggio di programmazione “serio” che io abbia mai usato a parte il bash scripting.

Ne trassi un programmino per la generazione di statistiche sulla base messaggi JAM di RemoteAccess, il software che utilizzavo per la mia BBS FidoNet. Ebbe un certo seguito tra i sysop per un periodo ma poi cadde in disuso e io ne persi anche i sorgenti.

RIP Professor Wirth.

Ricordi ragusani…

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CC BY-NC-SA 4.0 .