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io e Android

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Ormai da qualche mese ho abbandonato Nokia, come ampiamente discusso in un articolo apposito, e adesso possiedo un cellulare basato su Android, nello specifico un Samsung Galaxy S II.

Si tratta, al momento, del cellulare di punta fra tutti i telefoni Android, in quanto ha processore dual core, 1 Gb di RAM, e altre caratteristiche avanzate. Ovviamente sono già stati annunciati telefoni dalle caratteristiche superiori, compreso il Galaxy S III, e a breve diventerà un dispositivo di fascia media. L’accelerazione dell’obsolescenza tecnologica è ormai ai livelli massimi, e qualsiasi prodotto diventa superato nel giro di pochi mesi, deprezzandosi con rapidità. In genere riesco a non farmi coinvolgere più di tanto in questa frenesia, e faccio passare 4-5 anni prima di sostituire qualcosa che ho acquistato a caro prezzo, soprattutto sapendo che il prodotto “vecchio” mi rimarrà accantonato, perfettamente funzionante, per nulla danneggiato, e dal mirabolante valore di 50€ o meno.

Ad ogni modo, con questo telefono ho fatto il mio ingresso nel mondo degli smartphone “moderni, pieni di meravigliose funzioni che esulano dalla telefonia, e che ti rendono improvvisamente dipendente dalla presenza di un accesso Wireless a internet.

Devo dire che l’utilizzo di questo dispositivo non mi ha fatto cambiare per nulla idea sul mio scetticismo riguardo all’idea di sostituire l’uso di un vero PC – desktop o laptop che sia – con un cellulare smart o un tablet. Anzi mi ha dato ulteriori conferme. L’assenza di una tastiera fisica impedisce di essere veloci nello scrivere, e diventa subito fastidiosa ogni qual volta si debbano scrivere più di poche parole. Le dimensioni del video, anche se generose rispetto a quelle di un normale telefono, sono assolutamente insufficienti rispetto a quelle di un qualsiasi portatile. Il fatto di poter potenzialmente accedere a qualsiasi servizio web, grazie alla presenza di browser full featured e di tutti i plugin necessari, è neutralizzato dal fastidio del dover diteggiare da una parte e dall’altra per spostare il nostro piccolo riquadro visivo su una pagina in realtà molto più grande, per zoomare in avanti o all’indietro, per aprire la tastiera touch e compilare i dati di un form, ecc.ecc.

Nel complesso insomma continuo a vedere questa generazione di dispositivi elettronici come qualcosa che può, al massimo, essere un sistema di accesso a internet ausiliario, comodo in situazioni di emergenza dove ogni altro apparato non è immediatamente disponibile, o in estrema mobilità durante un viaggio, una riunione, una passeggiata, una vacanza durante le quali non si può o non si vuole metter mano al più comodo laptop. Non li vedo assolutamente come qualcosa che possa segnare la morte del desktop, come viene da più parti proclamato. Le persone che decidono di usare uno smartphone o un tablet come loro unico dispositivo informatico sono quasi certamente persone che non avrebbero comunque mai usato un pc, ma chi ha usato un pc per anni (decenni) non può assolutamente sentirsi soddisfatto dell’esperienza di fruizione che viene fornita da questi prodotti. Gli unici campi in cui eccellono sono quelli che sono stati concepiti esplicitamente per l’uso mobile smart touch.

Con tutto ciò non voglio assolutamente dire che non mi piacciono Android e il telefono che ho; li trovo assolutamente ben fatti, dotati di funzioni interessanti, avanzati nella possibilità di consultazione email, rubrica e calendari. Sono anche assolutamente versatili e comodi nell’interazione con i social network, soprattutto per quanto riguarda la condivisione di esperienze in tempo reale, per la pubblicazione di foto, commenti, info sui luoghi in cui ci si trova, e simili. Molto meno comodi invece per l’uso principale che faccio io dei social network, cioè chattare con scambio di messaggi istantanei e quindi digitando lunghe frasi. E’ di certo preferibile all’alternativa di non avere nessun modo di scambiare messaggi se non quando si tornerà a una postazione fissa, ma certamente non è il massimo della comodità.

Quello che salta subito all’occhio a chiunque finora abbia usato solo smartphone di seconda generazione – insomma Nokia Symbian, giusto per capirci – è la durata veramente infima della batteria. E’ abbastanza traumatizzante scoprire che una ricarica piena della batteria, usando tutte le cautele e le attenzioni, eliminando tutti i software succhia-energia e le funzioni che non usi di continuo (bluetooth, GPS, ecc.), ti dura al massimo una giornata – e se invece usi le varie funzioni a pieno allora anche di meno – quando invece eri abituato a ricaricare il telefono una volta alla settimana. Mah.. la luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo 🙂

migrazione server imap a Dovecot

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Ho eseguito oggi la migrazione del server IMAP di LoneStar.it dal precedente Courier-IMAP v3.0.8 a Dovecot v2.0.16.

Questo perchè Courier IMAP 3 non è più sviluppato da molto tempo, ormai esiste la versione 4. Tuttavia non ho mai effettuato la migrazione dalla 3 alla 4 per via dei moltissimi cambiamenti che ci sono nell’architettura del sistema e che rendevano difficile renderlo compatibile con VMailMgr, il gestore dei domini virtuali di posta.

Dovecot prevede la compatibilità con VMailMgr, ed è considerato molto veloce e ottimizzato, specie per cartelle IMAP di grandi dimensioni, con un miglior uso della cache e della memoria rispetto a Courier-IMAP.

Dal punto di vista funzionale non dovrebbero notarsi cambiamenti per gli utenti. L’unica cosa che eventualmente potrà succedere è la necessità di rivedere la sottoscrizione delle cartelle IMAP, dato che cambia la nomenclatura da INBOX.<Cartella> a <Cartella> senza prefisso. Niente di grave comunque, basta appunto rimuovere la sottoscrizione alle vecchie cartelle e confermare le nuove.

Rimane ovviamente disponibile il servizio di IMAP IDLE (Push), comodo per i cellulari.

In caso di problemi fatemi sapere.

Pensa.

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well, whatever, nevermind

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Rompo un silenzio che dura da un po’, a causa di svogliatezza, distrazione, disperazione, e così via, per celebrare una ricorrenza che non si può dimenticare: il ventennale di Nevermind dei Nirvana.

Nel 1991 non provavo a cercare le novità musicali alternative nei negozi di Ragusa, e ordinavo i cd in America direttamente sulla BBS di uno dei pochi store che vendeva per corrispondenza in tutto il mondo, si chiamava CDconnection se ben ricordo. Lo presi su consiglio di un amico che a quei tempi era il mio mentore musicale da remoto, infatti eravamo in contatto tramite l’internet dell’epoca, ovvero le messaggerie videotel tramite itapac.

Mi appassionai subito ai Nirvana, e il caso volle che poi anni dopo fossi insieme allo stesso amico in giro per l’Italia proprio quando si sparse la notizia della morte di Kurt Cobain.

In quegli anni non era facile che band tutto sommato underground e dal sound metallico finissero in cima alle classifiche. L’epoca dei Nirvana è stata un misto di successo e disperazione, affermazione e inadeguatezza, e ha corrisposto a un periodo per me estremamente sofferto e tormentato (come se avessi mai avuto periodi di altro tipo!), e nonostante siano passati venti anni sento che quella musica rimane efficace esattamente allo stesso modo.

Ascolto tante altre cose adesso, ma per i Nirvana c’è sempre posto.

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Questo è un articolo di prova scritto direttamente dal mio cellulare Android!

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