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Categoria: Informatica

Obscured by clouds

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La storia dell’informatica è piena di cose che avrebbero dovuto essere e poi non sono state. Nei primi anni ’80 era praticamente ovvio per tutti che UNIX sarebbe stato il dominatore del mondo dell’informatica non enterprise. E quando tutto era lì lì per accadere, spuntano le unix wars da una parte e Windows dall’altra. E Unix diventa un oscuro sistema di nicchia per i fissati della linea di comando.

Fra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90, noi informatici/telematici di primo pelo, che ci trastullavamo tra modem analogici, connessioni tra i 2400 e i 57600 baud, BBS, Itapac 1421, Videotel, connessioni a internet tramite modem verso Video On Line, e altre amenità del genere eravamo in trepidante attesa dell’arrivo di internet a domicilio. La mitica ADSL, che avrebbe consentito a tutti noi di diventare provider di noi stessi, e così trasportare su internet la precedente esperienza delle BBS. Gestire il nostro sito, fornire i nostri servizi amatoriali di messaggistica, scambio file, chat e così via dicendo per la nostra cerchia di fedeli utenti seguaci, che ci portavamo dietro dal mondo Fidonet-like con la logica del nodo BBS centrale e dei point utente affiliati.

Ci immaginavamo “Sysop” della nostra BBS trasportata dal modem analogico all’ADSL, dotati del nostro dominio, del nostro indirizzo ip pubblico ufficiale, e ritenevamo naturale pensare che avremmo fornito i nostri servizi amatoriali gratuiti in maniera più veloce e agevolata dalle tecnologie internet (http, ftp, ecc.) che non dovevano far fronte ai compromessi imposti dalle connessioni modem che non erano always-on, dal costo proibitivo delle bollette telefoniche della SIP, ecc.

Poi nel momento in cui tutto questo è diventato possibile, l’ADSL ha raggiunto davvero tutti gli angoli, i costi di connessione sono diventati bassi, gli indirizzi ip pubblici si potevano ottenere con facilità, tutto quello che volevamo realizzare era già diventato una folle fissazione da geek retrogradi. Gestire il mio server sul mio pc a casa? Ma sei folle?? Non ho tempo, non ho voglia, non posso tenere il pc sempre acceso, e se poi l’adsl va giù, e se manca la corrente, e – soprattutto – chi me lo fa fare quando c‘e’ Gmail che è gratis e funziona così bene!

Siamo passati di colpo e senza nessun pentimento dall’essere assoluti gestori di noi stessi e padroni dei nostri dati all’essere utenti passivi di servizi gestiti da grosse multinazionali, che ce li concedono gratuitamente, ma in cambio del diritto di proprietà sui “nostri” stessi contenuti, del diritto di cessare o rendere a pagamento il servizio in qualsiasi momento, e di altre belle cosette.

Avevamo anche un’altra convizione una volta: che prima o poi il desktop computing avrebbe raggiunto livelli di diffusione e di funzionalità tali per cui tutti avremmo avuto la possibilità di trarre il massimo dai nostri pc senza dover impazzire per i bug, i costi e le licenze assurde di Windows e dei suoi software collegati. Immaginavamo che questo sarebbe avvenuto grazie alla mitica affermazione di Linux come sistema desktop personale (“World domination, fast.“). E poi quando tutto sembrava a un passo dall’accadere, arriva Apple. Fa un os basato su Unix, ma non lo Unix libertario e idealista della licenza GPL, bensì lo Unix del compromesso col mondo commerciale, delle licenze compatibili con i Non Disclosure Agreement, con i sorgenti chiusi, con le modifiche non ridistribuibili. Insomma, lo Unix BSD, ulteriormente infarcito da licenze proprietarie Apple. Ci mette sopra un’interfaccia gradevole, un pacchetto di servizi a tutto tondo per cui l’utente non deve pensare a nulla se non ad abbonarsi e pagare qualche euro per ogni cosa, un set di apparati collegati e intonati all’estetica (iPhone, iPod, iPad, iEverything…) e senza neanche sforzarsi troppo si piazza come diretto avversario del mondo Windows relegando il desktop Linux al ruolo di comparsa.

Ma questo non è nulla! Il Cloud Computing. E’ l’era del cloud computing. Tutto ciò che fino a ieri era normale diventa di colpo obsoleto. Tenere le tue foto sull’hard disk del tuo pc? Ma c’e’ Picasa! C’e’ Flickr! C’e’ ImageShock! E se poi vuoi farle vedere ai tuoi amici come fai? Gliele mandi in allegato via email?? Dinosauro! Le devi mettere su Flickr e pubblicarle su Facebook così i tuoi amici le vedono semplicemente. Tieni la musica sulla tua penna usb e la sposti dal pc al notebook allo stereo della macchina e al pc dell’ufficio? Nooo devi mettere tutto su Dropbox e installare il client per usarlo sui vari computer, o anzi meglio ancora! Ascolta la musica direttamente da iTunes, da Lastfm, da Grooveshark, senza scaricartela e copiarla.. non vale la pena di sbattersi tanto, quando tutto è in linea su internet!

Tutto con buona pace del fatto che però Picasa, Facebook o Flickr nelle loro condizioni di servizio scrivono che l’accesso è gratuito ma loro si riservano qualche diritto sulle cose che tu pubblichi sui loro server, come ad esempio farne un po’ quello che vogliono senza doverti chiedere il permesso 🙂 Oppure che Dropbox, Grooveshark o altri possono in qualsiasi momento chiudere, oppure diventare totalmente a pagamento e non consentirti più alcun accesso ai “tuoi” dati se non vuoi abbonarti. Eh, ma tanto non erano più tuoi quei dati, non hai letto la clausoletta? 🙂

Va da sè quindi che si profetizza l’irrilevanza del desktop da qui a breve, la morte degli applicativi desktop tradizionali, e già si taccia di arretratezza chi rimane legato all’idea del proprio client locale che scarica la posta, del proprio hard disk con le cartelle piene di file, del proprio software di editing non-web, ecc.

Beh non voglio tirarla troppo per le lunghe, e non voglio nemmeno negare la comodità e il valore aggiunto che molti di questi nuovi servizi portano con se, tuttavia anche se condivido le gioie di mettere online le mie foto o altri miei dati affinchè siano visibili da altri, non arriverò mai a considerarli sostitutivi della tradizionale archiviazione locale su dischi o su cd e dvd. Continuo a usare una penna usb per spostarmi i dati da un pc a un altro, oppure – orrore! – il normale trasferimento dati via lan, oppure – orrore doppio! – mando una email a me stesso allegando il file da trasferire.

Il cloud concettualmente è interessante e funzionale, ma come ogni altra cosa dovrebbe essere totalmente nelle mani dell’utente. L’utente dovrebbe essere il gestore e soprattutto il proprietario dei contenuti e dovrebbe poter determinare tutti gli aspetti collegati. L’unico sistema cloud che mi immagino di poter usare con convinzione è un sistema gestito e configurato da me stesso, allocato su server di mia proprietà o comunque sotto la mia totale gestione, al quale accedo solo io e chi io voglio autorizzare ad accedere, e che rende disponibili le mie informazioni solo e soltanto nei modi e ai destinatari che io decido.

KDE 4.5 + Google Chrome

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A completamento dell’articolo precedente, ecco qui qualche indicazione su come integrare anche Google Chrome nel look generale di Oxygen in KDE4.

In questo caso ci vogliono veramente pochi passi. Basta installare il tema oxygenlike-cold per Chrome e poi impostare il browser per utilizzare la barra del titolo di sistema al posto della propria.
[lg_image folder=”chrome-kde/” image=”chromekde2.png”]
Poi configurare il tema Oxygen per impostare il gradiente piatto nella barra del titolo, dato che il tema ha un colore privo di gradiente.
[lg_image folder=”chrome-kde/” image=”chromekde3.png”]
Ed alla fine ecco qua il nostro Google Chrome (oppure Chromium) integrato esteticamente in KDE4!

[lg_image folder=”chrome-kde/” image=”chromekde.png”]

PS: Il mio browser preferito è e rimane Mozilla Firefox!

Applicazioni GTK su Slackware

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Non sono certo il primo che si è dato da fare per integrare le applicazioni GTK all’interno di KDE4 a livello di estetica, ma ovviamente quasi tutti lo fanno in ambiente Ubuntu o Fedora. Mi sembra quindi interessante scrivere qualche riga su come ottenere risultati visivamente gradevoli su Slackware.

Il tema decorazione finestre di riferimento che conviene usare su KDE è Oxygen, poiche è il tema di default al quale si ispirano un po’ tutti coloro che realizzano temi di integrazione tra i due ambienti.

Oltre ai normali pacchetti KDE e alle applicazioni GTK interessate – nel mio caso Firefox, Thunderbird, Pidgin, Gimp, EasyTag e qualche altra – ho installato essenzialmente due componenti:

  • il tema unificato KDE Oxygen Molecule
  • la componente gtk-qt-engine

Oxygen Molecule, che si può scaricare da kde-look.org, è un tema GTK che va installato in /usr/share/themes e che contiene anche uno schema colori da importare in KDE.

Invece gtk-qt-engine è un engine di rendering dei temi composto da un pannello di configurazione che si va a integrare nel Control Panel di KDE, e alcuni elementi di wrapper che consentono di applicare i temi Qt4 alle applicazioni GTK. In realtà la presenza di questa componente non è essenziale. Questo perchè gtk-qt-engine utilizza un proprio metodo per cercare di uniformare l’estetica KDE a quella GTK, che consiste in un tema wrapper che dovrebbe trasportare in maniera universale qualsiasi tema KDE4 in ambiente GTK. Il condizionale ovviamente è d’obbligo, e sono in molti a ritenere superiori i risultati che si ottengono utilizzando Oxygen Molecule come tema GTK dentro a un ambiente KDE con tema Oxygen. Nel mio caso ho preferito tenere questa componente installata solo per via del pannello che essa aggiunge al Pannello di Controllo di KDE, e che permette di agire sul file di gestione dei temi GTK – .gtkrc-2.0-kde4 – senza editarlo manualmente.

Una volta scaricato Oxygen Molecule, estraiamo il contenuto in una cartella temporanea:

slackware:~$ mkdir /tmp/molecule
slackware:~$ tar xzf 103741-Oxygen-Molecule_3.2_theme.tar.gz -C /tmp/molecule

All’interno della cartella estratta troviamo il file kde44-oxygen-molecule.tar.gz, che contiene i temi GTK, e che andiamo ad estrarre nella cartella apposita come utente root:

slackware:~$ su -
Password: ****
slackware:~# cd /tmp/molecule
slackware:/tmp/molecule# tar xvzf kde44-oxygen-molecule.tar.gz -C /usr/share/themes

Nella stessa cartella temporanea troviamo anche il file Oxygen-Molecule_3.0.colors, che dobbiamo importare come schema colori in KDE. Apriamo quindi dal menu K le “Impostazioni di sistema“, lanciamo il pannello “Aspetto delle applicazioni“, e dalla barra a sinistra scegliamo la voce “Colori“. Qui a destra clicchiamo il pulsante “Importa schema” e andiamo a selezionare dal percorso /tmp/molecule il file interessato. Una volta importato lo schema, troveremo la relativa voce nell’elenco al centro della finestra, e potremo selezionare lo schema Oxygen Molecule per poi applicarlo e uscire da questo pannello.

A questo punto possiamo installare gtk-qt-engine. Possiamo farlo tramite il repository SlackBuilds.org compilandolo dai sorgenti – come ho fatto io – oppure possiamo scaricare il binario già pronto da Slacky.eu.

Una volta installato il pacchetto, nel pannello Impostazioni di sistema troveremo una nuova voce denominata Stili e caratteri GTK.

[lg_image folder="gtk-integration/" image="gtk1.png"]

Se abbiamo installato il tema Molecule correttamente, aprendo il pannello “Stili e caratteri GTK” possiamo impostare la configurazione come segue:

[lg_image folder="gtk-integration/" image="gtk2.png"]

Una volta confermato ci verrà chiesto di riavviare KDE affinchè le configurazioni abbiano effetto, e al rientro ci rimane da fare una impostazione, cioè accedere alle configurazioni della decorazione Oxygen di KDE, e rimuovere l’impostazione di Ridefinizioni specifiche per alcune finestre, che esclude l’applicazione del gradiente alla finestra del titolo in Firefox, Thunderbird e Gimp.

[lg_image folder="gtk-integration/" image="gtk3.png"]

A questo punto possiamo goderci le nostre applicazioni GTK perfettamente integrate a quelle di KDE4. Ecco a voi un esempio:

[lg_image folder="gtk-integration/" image="gtkkdeint.jpg"]

NB: l’engine di rendering pixmap usato dalle librerie GTK non è in grado al momento di effettuare un resize del gradiente della testata del titolo delle finestre allo stesso modo delle librerie QT4 di KDE. Ne consegue che il gradiente nella testata usata da Oxygen Molecule è realizzato con uno stretch manuale che non si ridimensiona al variare della larghezza della finestra. Questo significa che potrete notare delle imperfezioni nella corrispondenza tra il gradiente della testata e quello del resto della finestra, specie se la finestra in questione è molto stretta. E’ per questo motivo che nel pacchetto di Molecule è incluso anche un tema con la testata priva di gradiente (kde44-oxygen-molecule-flat), per chi desiderasse eliminare del tutto l’effetto.

Ottimi acquisti

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Ecco la mia copia del DVD originale di Slackware Linux 13.1!

Come già detto, ormai acquistare una copia originale di una distribuzione Linux tramite i canali ufficiali è una cosa non necessaria, dato che si possono liberamente scaricare i file ISO per poi masterizzarli da soli.

Si tratta più che altro di un gesto di supporto. Una espressione di solidarietà al progetto della distribuzione, un modo per inviare un aiuto economico al team di sviluppo. Per questo incoraggio gli utenti Slackware che mi leggono ad acquistare, anche occasionalmente, una uscita del loro sistema operativo preferito presso lo store ufficiale. Beh anche gli utenti di altre distribuzioni possono sostenerle acquistando i supporti originali, ma le altre distribuzioni non mi interessano 😉

Slackware Linux 13.1 is here!

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slackwareIl 24 maggio 2010 è stata rilasciata ufficialmente la Slackware 13.1, dopo un rilascio in versione beta (cosa inusuale) e un paio di Release Candidate in rapida successione.

Non è un segreto che considero la Slackware la migliore distribuzione Linux in assoluto, ed è l’unica che uso sui sistemi dove ho il totale controllo. E’ inoltre ufficialmente riconosciuto che si tratta della distribuzione Linux più antica che sia ancora in attività, il che è garanzia di affidabilità ed esperienza ineguagliabili. (link: timeline delle distribuzioni Linux)

La versione 13.1 ci porta una serie di novità gustose, che non sono una scoperta per chi come me è abituato ad utilizzare la versione -current di sviluppo, ma che rappresentano step evolutivi notevoli per chi si attiene alle versioni stabili.

Innanzitutto, c’e’ la presenza di KDE 4.4.3. C’e’ stato un periodo di dubbio, e si è vociferato persino sulla possibilità di rimozione di KDE dalla distribuzione, la quale, avendo escluso anche Gnome da alcuni anni, sarebbe rimasta dotata ufficialmente solo di desktop manager minori (anche se di tutto rispetto), come Xfce, Fluxbox, ecc.

Il motivo del contendere era il fatto che KDE si basa sempre di più su PolicyKit per la gestione di operazioni utente che richiedono privilegi di amministrazione, e PolicyKit dipende direttamente da PAM. E’ risaputo che Patrick Volkerding ha una notevole avversione per PAM, lo considera un buco di sicurezza immenso e ha sempre accuratamente evitato di introdurlo nel sistema. In effetti proprio l’assenza di PAM è uno dei pilastri che rendono la Slackware migliore e più performante rispetto alle altre distribuzioni. Fornire KDE privo di PolicyKit, seppur tecnicamente possibile, avrebbe rappresentato una inaccettabile mutilazione dell’esperienza utente rispetto a quella offerta da altre distribuzioni ugualmente equipaggiate.

Alla fine tuttavia è stato possibile ovviare al problema grazie al fatto che alcuni degli sviluppatori di PolicyKit sono utenti Slackware, e hanno quindi avuto interesse a sviluppare alcune patch alla libreria per interfacciarla con le Shadow Utils tradizionali usate nel sistema, e svincolarla da PAM.

In questo modo il KDE 4.4.3 presente in Slackware 13.1 è in grado di offrire all’utente le stesse funzionalità che garantisce in altri sistemi, come la configurazione delle stampanti direttamente dal desktop manager, l’installazione di nuovi font, la regolazione dell’orologio di sistema, ecc.

Da notare comunque che la presenza di PolicyKit (e ConsoleKit) è esclusivamente funzionale a KDE e non viene usata per null’altro all’interno del sistema, a differenza di altre distribuzioni. Ciò costituisce un notevole elemento di sicurezza.

Il kernel fornito è il 2.6.33.4, che è uno dei più recenti al momento, e fornisce la consueta stabilità e compatibilità con una vasta gamma di hardware recenti. La versione di Glibc è la 2.11.1, anche questa una versione parecchio recente, e ancora non utilizzata in nessun’altra distribuzione.

Il resto della distribuzione è basato come al solito sulle versioni stabili più recenti dei vari tool e librerie più famosi e utilizzati in ambito OpenSource (Perl, Python, GCC, subversion, ecc.), secondo la tradizione Slackware che vuole l’adozione dell’ultima release valida invece del backport ad opera dei mantainer della distribuzione di patch e security fix su versioni precedenti.

Altra novità importante è il passaggio allo stack bluetooth Bluez4, al posto dell’ormai vetusta versione 3 presente finora. La gestione del bluetooth è più evoluta, e consente l’utilizzo di applet gui come Blueman, basato su GTK ma perfettamente integrato in KDE, e che permette l’esecuzione delle normali operazioni di scansione device bluetooth, pairing, trasferimento file, ecc. in maniera semplice dall’interfaccia grafica.

Fa ormai parte dei rilasci ufficiali anche la versione 64bit della distribuzione, per cui l’annuncio riguarda anche la Slackware64, e ogni considerazione è identica rispetto alla versione 32bit, dato che non vi sono differenze di alcun tipo tra i due sistemi a parte appunto la compilazione.

E’ possibile prenotare sullo Store ufficiale il CD/DVD ufficiale, cosa che non è ovviamente necessaria dal punto di vista pratico, dato che è possibile scaricare gli ISO gratuitamente, ma che diventa un metodo per esprimere supporto e simpatia al progetto, e per aiutare Patrick a sbarcare il lunario e a continuare a lavorare alla Slackware per la felicità di tutti noi 🙂

CC BY-NC-SA 4.0 .